1. Shakespeare: chi ha scritto davvero le sue opere? L'INTERVISTA ESCLUSIVA a ROBERTA ROMANI
    Autrice, insieme a Irene Bellini, del libro "Il Segreto di Shakespeare"

     
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    IL SEGRETO DI SHAKESPEARE
    Intervista a Roberta Romani


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    Roberta Romani e Irene Bellini sono le autrici del libro "Il segreto di Shakespeare", edito da Mondadori e con la prefazione di Roberto Giacobbo. Roberta Romani è giornalista, autrice per il cinema, per il teatro e per la televisione, ha lavorato nel campo della cultura, dell'arte, dello spettacolo e dell'informazione per Rai e Mediaset. Formatasi come giornalista investigativa a "Chi l'ha visto?", collabora tra gli altri a "Voyager" e "A come avventura". Irene Bellini, autrice televisiva e saggista, ha firmato programmi per la Rai e La7, tra i quali "Stargate - linea di confine"; per la saggistica ha pubblicato Atlante dei misteri, Teschi di cristallo e Mostri e creature fantastiche.

    Siamo sicuri che sia stato detto tutto su Shakespeare? Chi ha scritto realmente i suoi capolavori? Ricercatori colti e appassionati, troppo spesso rimasti nell'ombra, ci dicono che c'è dell'altro da sapere, nuovi protagonisti da conoscere e un punto di vista in grado di unire i tanti preziosi dati raccolti nel tempo. In questo libro viaggeremo senza pregiudizi alla scoperta di una rappresentazione finora sconosciuta: la vita dell'enigmatico e geniale William Shakespeare e di altri uomini lungimiranti e determinati che hanno deciso, un giorno, di cambiare il volto dell'Inghilterra e dell'intera cultura occidentale. Conosceremo meglio due personaggi chiave, Michel Agnolo e John Florio.

    L'ipotesi di una mano italiana dietro quella del drammaturgo inglese non è recente, attribuzioni di questo tipo, in realtà, risalgono già all'inizio del Novecento. Molti hanno cercato di capire come veramente possano essere nate le opere firmate da William Shakespeare. E proprio quando questo argomento sembrava essere finito nel dimenticatoio qualcuno l'ha ripreso realizzandone un documentario in televisione, a Voyager. L'11 febbraio del 2009 è infatti andato in onda il servizio dal titolo "Shakespeare era italiano?" nell'ambito della quattordicesima serie della trasmissione. Quel servizio, in cui lavorò il personaggio che vado ad intervistare, si è rivelato essere un punto di partenza: sono state effettuate numerose nuove indagini che hanno fatto riemergere aspetti importanti di un passato ormai lontano. Sono inoltre state apportate delle correzioni a quanto si era detto nel corso della puntata e attraverso ricerche, approfondimenti e collaborazioni con studiosi e appassionati, le autrici di questo libro hanno formulato, con maggiore precisione, un'altra storia. Per il Forum & Fan Club Autorizzato di Voyager, l'intervista a Roberta Romani.



    Quale particolare aspetto vi ha portato ad indagare sulla vita di William Shakespeare?

    Tutto della vita di Shakespeare ci ha spinto ad indagare. Il movente più forte sta in quel passaggio storico che va dal Rinascimento italiano agli scritti di William Shakespeare. Parliamo di opere che sono state in grado di cambiare radicalmente il volto non soltanto dell'Inghilterra, ma dell'intera cultura occidentale. Tutto questo era impossibile: Shakespeare non ha mai viaggiato se non da Londra a Stratford; ha frequentato una scuola pubblica sino all'età di 11 anni, dunque una sorta di scuola primaria. Eppure nelle sue opere è racchiusa una cultura enciclopedica, la cultura di un genio, di uno studioso e anche di un esoterista. Tutto questo Shakespeare non poteva esserlo perché prima dei vocabolari di John Florio, il primo del 1598 ed il secondo del 1611, la lingua inglese disponeva di soli 6000 vocaboli che non consentivano la traduzione nè di classici di filosofia latina e greca nè della novellistica italiana. A proposito di filosofia, c'è un passaggio molto importante da ricercare in Ermete Trismegisto, una figura mitica che viene tradotto per la prima volta in italiano da Marsilio Ficino, un protetto di Cosimo de' Medici, detto il Vecchio, fondatore della dinastia. Niente di strano se non fosse che questi testi, in Inghilterra, esistevano solo nella biblioteca dei Florio in una raccolta di circa 340 volumi. E' importante ricordare che la stampa, e quindi la diffusione del sapere, compare in Europa alla fine del '400, sino ad allora un libro era un oggetto prezioso che pochi potevano permettersi.

    E poi, come faceva Shakespeare a conoscere Giordano Bruno? Quest'ultimo è stato solo tre anni in Inghilterra ed ha frequentato John Florio mentre non ha mai avuto a che fare con il Bardo di Avon. Queste concause riportano una condizione che non può essere quella di Shakespeare che non aveva avuto modo di apprende una cultura umanistica, non ha mai viaggiato in Italia, e non conosceva altre lingue se non l’inglese. In realtà, i principali autori di tutta l’opera sono due uomini di grande cultura a livello europeo: Michel Agnolo Florio e il figlio John, due personaggi dalla spiccata esperienza di vita e dalla cultura sconfinata. Parlavano le lingue del passato come il greco, il latino, l'ebraico e le lingue del presente come il francese, l'inglese, il tedesco e lo spagnolo oltre che all'italiano. Non a caso John Florio è passato alla Storia come "linguista". Questo fu possibile perché l'Italia tra il XV ed il XVI secolo era il crogiolo dell'Europa, i conquistatori erano di passaggio, la gente si spostava nei circoli culturali e la lingua che veicolava il sapere era proprio l'italiano.


    Shakespeare, un'icona dell'Inghilterra, si scopre essere solo un "prestanome"... ?

    E’ in qualche modo una deduzione logica perché in tutta l’opera gioca un ruolo molto importante la grande biblioteca dei Florio e la legge sul Diritto d'autore o, per meglio dire, l'inesistenza della legge sul Diritto d'autore. Solo nel 1709, circa cento anni dopo la morte di Shakespeare, la Regina d'Inghilterra Anna Stuart emana la prima legge in grado di tutelare la proprietà intellettuale. Prima di questa importante data, in tutto l'occidente, chiunque poteva scrivere qualsiasi cosa prendendola da altri. Tutto quello che era stato scritto sino ad allora era dunque a disposizione di tutti. Questo spiega perché l'opera di Shakespeare è "schizofrenica": qualsiasi autore si prenda si può riconoscere una linea ideologica, continua, Shakespeare invece scrive di qualsiasi cosa, passa dalla comicità all'introspezione, dall'esoterismo al dramma storico e umano. E' una gamma non comparabile con nessun altro artista al mondo.

    Altri autori in passato hanno fatto attribuzioni di questo tipo ma a nessuno è stata data credibilità. L'idea che la lingua inglese sia nata da due italiani sembra risulti inaccettabile, eppure l’italiano era la lingua della cultura e della diplomazia più diffusa in Europa. Con la legge sul Diritto d'autore, per la prima volta al mondo l’autore è autorizzato a guadagnare sulle sue opere. Nel 1710 tutti gli eredi di Shakespeare e dei Florio scomparvero ma le opere rimaste in possesso dei conti di Pembroke continuavano a finanziare il teatro. A differenza degli altri autori del periodo Elisabettiano e Giacomiano, le opere a firma di Shakespeare continuarono ad essere rappresentate con successo divenendo portatrici di grandi guadagni. Ancora oggi lo Shakespeare Birthplace Trust guadagna milioni di sterline l’anno. Ai contemporanei era noto che il Bardo di Avon non avrebbe potuto scrivere di suo pugno le opere, e che in realtà dietro questa firma esisteva un’equipe di collaboratori sceneggiatori che facevano capo ai due Florio.


    Qual è l'esatto momento in cui l'Inghilterra riconosce Shakespeare come il grande drammaturgo, l'orgoglio della Nazione?

    Prima di rispondere è necessario illustrare qualche passaggio. Michel Agnolo Florio vive ventitré anni in Val Bregaglia, tra la Lombardia e la Svizzera, ma si sposta spesso nella Repubblica Veneta, uno Stato indipendente sia dal punto di vista del culto, accoglievano tutti, dagli ebrei ai musulmani, dai protestanti ai cattolici, sia dal punto di vista intellettuale. Inoltre dai 15 ai 27 anni come predicatore francescano aveva viaggiato a lungo, dalla Sicilia alle Alpi, frequentando soprattutto le regioni centrali. Dopo un primo soggiorno inglese, dal 1550 al 1554, Michel Agnolo si rifugerà definitivamente in Inghilterra per stare accanto al figlio e rimanervi in incognito sino alla morte poiché alcuni dei Papi che si avvicendarono nel tempo lo conoscevano, vuoi perché alcuni di questi erano appartenenti all'ordine dei francescani, vuoi perché il processo che aveva subito dalla Santa Inquisizione era noto in Italia. In alcuni periodi, inoltre, lo Stato Pontificio estese la persecuzione contro gli eretici anche nei paesi protestanti, tra cui l'Inghilterra che diventò un paese meno sicuro per Michel Agnolo dopo che Pio V giunse a scomunicare la regina Elisabetta I per eresia.

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    Durante il primo soggiorno in Inghilterra, in occasione della nascita del figlio John, Michel Agnolo godeva della protezione di William Cecil, il primo consigliere della regina Elisabetta I d'Inghilterra, ma anche da una serie di altri nobili legati alla corona. Le sue amicizie, sia italiane che inglesi, permisero a John di frequentare l'Università di Tubinga. Al suo ritorno in Inghilterra, grazie anche al rapporto mai interrotto con la famiglia Pembroke, aveva potuto rivestire il ruolo del padre come school master presso la nobiltà inglese. Un altro grande protettore dei Florio era Francis Walsingham, l'ideatore dei primi servizi di spionaggio occidentali, con il quale John lavorerà molto grazie alla sua conoscenza delle lingue. Insomma, gli ambienti che frequentava John risultano pressoché sconosciuti e inaccessibili a William Shakespeare.

    Frequentando gli alti livelli della corona e della nobiltà, John non poteva esporsi come scrittore per il teatro in quanto questo era ritenuto uno strumento utile per l'evoluzione del popolo. L'intento era infatti quello di divulgare la cultura rinascimentale italiana in Inghilterra, ciò poteva essere fatto solo per via orale perché la maggior parte della popolazione di allora, in Inghilterra come altrove, era analfabeta. Il Bardo di Stratford-upon-Avon entra in scena dunque dal momento in cui entrambi i Florio, per diversi motivi, non potevano apparire pubblicamente.

    Le opere di Shakespeare contengono tutta la cultura, la filosofia e la storia dell'occidente. Un operazione che non poteva essere fatta da un uomo solo. Non a caso, l’opera shakespeariana è spesso definita “rapsodica” in quanto composta da molte voci letterarie. E’ anche di diversi altri collaboratori il merito per le opere che riguardano la storia inglese. Per esempio uno di questi potrebbe essere stato il cognato di John, Samuel Daniel, professore ad Oxford.

    Un momento decisivo per capire la capacità di sviluppo di questo popolo si ha quando l'Inghilterra si trova contro l'Invincibile Armata. Questa guerra naturalmente coinvolgerà tutti gli inglesi e Shakespeare sarà costretto a lasciare Stratford per essere arruolato. Da lì a breve comincerà la sua avventura londinese come guardiano di cavalli all'ingresso del teatro. Shakespeare era senz'altro un uomo intelligente, ha probabilmente collaborato laddove nasceva l'esigenza comunicativa di rendere le rappresentazioni comprensibili alla massa. I ruoli che gli possiamo riconoscere senza alcun dubbio sono quelli di amministratore, interessato ai guadagni delle compagnie sovvenzionate, di capo-comico e anche di un grande comunicatore e “regista”, un ruolo che allora non era ancora così ben definito.


    Roberto Giacobbo
    "...un puzzle nel quale non manca più alcun pezzo. E che mostra un'immagine che finora ci era sfuggita."



    Qual è il segreto di Shakespeare?

    Il segreto di Shakespeare è da ricercare nel passaggio del Rinascimento italiano in Inghilterra. Nessun cittadino inglese poteva far emergere la cultura classica italiana e tutta la narrativa italiana del Rinascimento senza un vocabolario idoneo a tradurre questi testi, molto sofisticati per la lingua inglese povera di un vocabolario appropriato. Michel Agnolo e John Florio contribuiranno a sviluppare il progetto culturale sostenuto dalla volontà del governo, della corona e di molti altri nobili che sovvenzioneranno il teatro. L’obiettivo sarà quello di portare l’Inghilterra a conquistare il suo spazio tra i grandi stati europei come la Francia, l’Austria e la Spagna. L’analisi storico-investigativa che abbiamo svolto prende in considerazione tre elementi fondamentali alla base dell’opera shakespeariana: la grande cultura e l’esperienza di chi ha trovato, concepito, scritto le storie dopo aver creato una nuova lingua per raccontarle; Il sostegno finanziario e la volontà politica dell’Inghilterra del XVI secolo di diffondere la cultura attraverso il teatro; La creatività e la fantasia di chi ha saputo convertire tutto questo in spettacolo.


    Ci sarebbe molto altro di cui parlare ma è giusto, per chi volesse approfondire, rimandare al libro. Il lettore troverà altri sorprendenti spunti che faranno capire quanto detto sino ad ora. Prima di chiudere, Roberta, mi chiedevo, come mai il libro non è stato presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino?

    Veramente non lo sappiamo, ma in Italia il libro sta andando molto bene. Auspichiamo che venga tradotto in tutte le lingue europee a cominciare dall'inglese, sia per la sua rigorosa ricostruzione storica, mai fatta prima d'ora, sia per la risposta che fornisce sui veri autori dell'opera shakespeariana, domanda che da quattro secoli migliaia di studiosi si sono posti senza mai riuscire a dare una risposta esaustiva.

    C'è qualche news in merito all'indagine?

    Si, ne troviamo continuamente. Quest'indagine è un "working progress", quello che abbiamo fatto io ed Irene è stato realizzare una traccia determinante da cui ognuno può partire e fare le ricerche. Recentemente è stato pubblicato un articolo sul sito de LaRepubblica.it dal titolo "Accaparratore, usuraio ed evasore fiscale" che svela il lato oscuro di Shakespeare. Si tratta di una ricerca condotta in Galles, dall'Aberystwyth University. Il debutto di Shakespeare, come autore, è del 1592; subito dopo una terribile epidemia di peste, costringerà i teatri a rimanere chiusi per un paio di anni. In questi anni di buio i biografi ufficiali assicurano che William Shakespeare sia rimasto a Londra a scrivere. Ma questa ricerca denuncia che invece il Bardo sia tornato a Stratford e abbia ripreso l’attività di prestiti di denaro, investimenti su terreni e commerci vari. Questa ricerca rivela dunque un lato poco noto che getta una luce diversa sulle biografie ufficiali, tutte ricostruite dopo l’emanazione della legge sul Diritto d’autore. Stranamente, la conclusione a cui arriva la giornalista è che "la gente non riesce ad accettare l'idea che un genio della creatività possa essere motivato anche dal puro interesse personale". Obiettivamente ci sembra che le due cose non convivano a meno che la giornalista non riporti qualche convincente esempio di un poeta-usuraio.

    La tua carriera giornalistica comprende anche la collaborazione con Voyager e lo spin-off A come avventura. Com'è stato lavorare insieme a Roberto Giacobbo?

    Anche la mia è una carriera “schizofrenica”, sono passata da un settore ad un altro e questo è sempre stato molto stimolante. E' importante ricordare come il merito di questa scoperta sia proprio della televisione pubblica che lascia ancora qualche spazio alla cultura. Con Roberto ci siamo trovati molto bene. Ci ha dato la libertà di fare questa ricerca. Voyager è una trasmissione meravigliosa, dà un sacco di stimoli a chi la guarda.

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    due frame della puntata di Voyager dell'11 febbraio 2009



    Quali altre inchieste ti hanno appassionata?

    Una tra tutte, La Cappella degli Scrovegni di Padova che ha riservato delle scoperte che nessun libro sull'arte ha mai riportato, poi la vera storia dei Promessi Sposi, che in realtà sono vissuti nella provincia di Vicenza, nella quale la nostra ricostruzione ha dato un illuminante esempio della saggia legislazione vigente nella Serenissima Repubblica di Venezia. Ma ce ne sono diverse altre. Recentemente in “A come Avventura” ci siamo occupati del Giardino dei Mostri di Bomarzo scoprendo che contiene un percorso iniziatico. Anche questa notizia non è riportata in nessun testo. Abbiamo poi realizzato un servizio nel Monastero dei Benedettini di Catania dal quale abbiamo ricevuto l‘apprezzamento del Comune di Catania, che lo ha definito il più bel servizio mai fatto su questo sito storico. O ancora la Basilica di Santa Maria della Salute di Venezia da cui sono emerse verità di una Storia sorprendente.

    Se potessi tornare indietro nel tempo che periodo sceglieresti?

    Nel mio lavoro è una domanda che mi pongo continuamente. I siti che ho visitato sono moltissimi, tutti contengono tracce indelebili in grado di ricostruirne la Storia. Le intuizioni che sorgono in questi momenti sono spesso illuminanti. Per esempio, nella ricerca della vita di Michel Agnolo Florio ho fatto ricerche in molti dei posti in cui ha vissuto, Padova, Verona, Firenze, Messina, Mantova, Venezia, Milano, la Valtellina e la Val Bregaglia. Ognuno di questi luoghi mi ha comunicato qualcosa. Non so come sia stato possibile, sarà che la mia formazione di giornalista parte dalla cronaca e dall'indagine. Nella cronaca nera per esempio spesso le cose non sono come appaiono o come le vogliono far apparire. L’esperienza mi ha portato ad acquisire una sensibilità diversa ed ho capito che non importa su cosa si sta investigando, se nel presente o se nel passato, basta mettersi in ascolto e non dare niente per scontato e quando questo lavoro si fa con passione non è un caso che si possa arrivare a grandi risultati.

    Prossimi appuntamenti?

    Il prossimo 27 giugno, alle ore 18, presenterò il libro a laFeltrinelli di Verona nell’ambito del 65^ festival shakespeariano e il 29, alle ore 22, a Viterbo in occasione della manifestazione letteraria Caffeina.


    Un caro saluto a tutta la community del forum di Voyager!


    Intervista di Davide Lorenzano
    07.06.2013


    Edited by .Dante. - 23/7/2013, 17:15
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    Grazie! E' sempre un piacere e poi, come dice la stessa Romani, quando c'è la passione tutto vien da se!
     
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    Per chi volesse partecipare, ricordo che giovedì 27, alle ore 18.00, Roberta Romani presenterà il libro "IL SEGRETO DI SHAKESPEARE" a Verona, presso LaFELTRINELLI di via 4 Spade, in occasione del Festival Shakesperiano. Sabato 29, alle ore 22, sarà presentato a Viterbo nell'ambito della manifestazione letteraria CAFFEINA.
     
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