2012: perchè il mondo non finirà - l'INTERVISTA a Roberto Giacobbo

l’inchiesta definitiva sull’anno dei Maya

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    Voyager: l’inchiesta definitiva sull’anno dei Maya
    30 dicembre 2011

    Dal sito ustation - Intervista a Roberto Giacobbo, che è tornato a parlare della fine del mondo prevista per il 2012: «E' finito il tempo del catastrofismo soppiantato da quello del razionalismo e della verità»


    Il titolo della puntata non lascia spazio a dubbi: 2012: perché il mondo non finirà. Con questi presupposti venerdì 16 dicembre è tornato in video Roberto Giacobbo con il suo Voyager - Indagare per conoscere per una puntata speciale di fine anno che cercherà di fare il punto definitivo a tre anni quasi dall’uscita del libro “2012, la fine del mondo?”, grande succeso editoriale Mondadori/Eri Rai. Dopo aver sviscerato le varie teorie che presupponevano la fine dei giorni, Giacobbo nel libro arrivava alla conclusione che la fine del 2012 sarebbe stato l’inizio di una lunga era di pace.

    Da dove partirà invece il programma di venerdì prossimo?

    «Il libro partiva da una domanda: sarà la fine del mondo? Leggendo il libro si ottenevano le risposte e si finiva con un invito: ci vediamo il 22 dicembre 2012. A differenza di varie altre trasmissioni dove abbiamo dove abbiamo esaminato il problema dall'Italia, questa volta siamo andati a vedere dove tutto è nato, dove è nata questa data, sono nati questi studi fatti, queste leggende. Quindi siamo andati dai Maya, nel loro territorio. Trasmetteremo dal sito di Uxmal e da li conosceremo meglio i Maya e conosceremo cosa hanno detto, perché lo hanno detto, cosa intendevano e quindi andremo direttamente sul campo per capire come stanno esattamente le cose. Il nostro principio è il seguente: il futuro non lo si può prevedere perché altrimenti avremmo vinto tutti al superenalotto. Seconda cosa: perché si parla di questa cosa? Perché qualcuno ha fissato questa data. Ma io dirò di più: non sono stati soltanto i Maya, i Maya sono stati i più precisi perché hanno indicato un giorno preciso. Ma sono stati prima di loro gli antichi egizi, e dopo di loro i nativi americani, i cambogiani fino ad arrivare a Nostradamus. Tutti in fondo dicono la stessa cosa: che finirà un periodo difficile e ne comincerà un altro molto più positivo. Non si parla quindi di fine del mondo ma di un rinnovamento. E queste sono le leggende. Se vogliamo credere alle leggende, che una volta venivano considerate parte integrante della storia mentre oggi vengono percepite come favole, a questo punto abbiamo un pensiero che ci arriva anche dalla leggenda. E quindi è un'aberrazione di chi vuole fare notizia con le cattive notizie dire che finisce il mondo. Ma chi l'ha detto?».

    Mediaticamente a chi si deve questo pensiero negativo dominante?

    «Beh, è chiaro che la brutta notizia fa più ascolto. Pur avendo sottolineato anche col libro il punto di domanda dell'inchiesta, nessuno ha mai dato peso a quel punto interrogativo che stava alla base delle mie ricerche. Tutti l'hanno presa come un'asserzione. Ma noi facciamo i giornalisti e noi poniamo domande, non diamo certezze col punto esclamativo: ecco perché il punto interrogativo. Noi facciamo domande e ascoltiamo le risposte. Io ho ascoltato tutti, e dopo aver liberato il campo dalle cose inutili, ho voluto dare uno spazio anche ai catastrofisti dimostrando come le loro ipotesi sono basate sul nulla. Quando per il libro ho intervistato il futurologo Gordon Michael Scallion, uno che si è preso la briga di disegnare una mappa della terra come sarà dopo la catastrofe, messo alle strette su quali fossero le sue fonti ha ammesso che aveva sognato tutto».

    Come fare quindi a proteggere i creduloni?

    «Io faccio domande dove ci sono ancora questioni aperte. Dove le questioni sono chiuse faccio parlare altri divulgatori che raccontano cose già scoperte, io faccio indagini. La cosa che viene fuori dai Maya è che il loro calendario finisce in una data precisa e quindi ognuno gli dà la propria interpretazione. Io sono dell'avviso che l'ignoranza genera mostri e allora io mi permetto di combattere questi mostri, cercando di raccontare come stanno le cose. Banalizzare dicendo solo che sono stupidaggini non serve a togliere i dubbi a chi li ha. Se a qualcuno viene il dubbio del perché il calendario Maya finisca, io rispondo che come il nostro calendario, che ha un'inizio e una fine ma si sviluppa su 365 giorni il loro, che ha pure un inizio e una fine, si sviluppa su più di 5 mila anni. Ognuno ha i suoi termini di misura. Le cose bisogna farle capire. Se qualcuno mi chiede cosa accadrà fra poco più di un anno, io risponderò che il mondo intanto il 21 dicembre 2012 non finirà e se hanno un minuto gli spiego pure perché. E mentre tre anni fa, quando ho scritto il libro, molta gente aveva voglia di capire da dove venissero tutte quelle voci di distruzione, oggi è più interessata a capire cosa accadrà di positivo. E' finito il tempo del catastrofismo soppiantato da quello del razionalismo e della verità».

    In che modo l’ultima parola sul 2012 di Voyager può mettere fine alle isterie collettive sulla fine del mondo?

    «Queste ci saranno sempre. Io da parte mia posso dire che sul sito di Voyager (www.voyager.rai.it) ho messo vari estratti del libro e spezzoni di puntate che hanno affrontato l'argomento e dove si diceva chiaramente che non sarebbe successo niente di pericoloso o che se qualcosa dovesse succedere, dal punto di vista della leggenda, sarebbe qualcosa legato a un rinnovamento positivo. Io cerco di raccontare il tutto in maniera molto semplice così che si diffonda non la superficialità di un giudizio ma la coscienza di una conoscenza così che chi sa non ha paura anche perché non c'è niente di cui aver paura. Io non escludo il rischio di vedere qualche esaltato con un lenzuolo bianco che si metterà a gridare la fine del mondo ma quelli saranno fatti suoi».

    Pensa che affronterà l'argomento anche nelle puntate dell'anno prossimo?

    «Io ho voluto fare questo programma natalizio sul tema un anno prima. Io ho già in testa il tema del programma natalizio 2012, che arriverà pochi giorni la fatidica data e ad oggi non è una puntata sul 2012. Vediamo, però, come si sviluppano gli eventi perché se ci sarà bisogno di dare ulteriori rassicurazioni io, nel nome della conoscenza, sono sempre pronto a darle. Ma ad oggi spero proprio di potermi finalmente dedicare ad altro».

    Il 22 dicembre del 2012 cosa farà?

    «Starò certamente con mia moglie e la mia famiglia. Quando mi chiedono se ho progetti per il 2013, rispondo sempre che ne ho tre e si chiamano Angelica, Giovanna e Margherita, le mie figlie».

    Fonte ! :D

    Edited by .Dante. - 31/12/2011, 17:17
     
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  2. .Dante.
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    Intervista simpatica e per alcuni aspetti 'chiarificatrice' che è servita per tutti quelli che son convinti che Voyager sostiene e divulga il 2012 come anno di 'fine'. Anch'io spero si possa mettere un punto di fine all'argomento affinché ci si possa concentrare su altro! Alla fine dell'intervista trapela il lato paterno e premuroso di Roberto! :)

    P.S. navi ho ordinato un po il testo dell'intervista e ho cambiato il titolo perché era uguale a un altro topic.
     
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1 replies since 31/12/2011, 14:07   492 views
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